
Ragusa, conosciuta anche come la città dei ponti, vanta, in effetti, ben tre ponti di epoche diverse che uniscono la parte superiore della città con quella inferiore. A separarle non un fiume impetuoso ma una valle profonda attraversata da un torrente, quasi invisibile tra la vegetazione rigogliosa. A guardarla dall’alto ha l’aspetto di una giungla tenuta faticosamente a bada dall’opera dell’uomo e difficilmente ci si può sporgere a scrutare i sentieri che l’attraversano senza desiderare di percorrerli.
L’accesso è un piccolo cancello in mezzo alle case e la discesa verso il fondovalle é un lento avvicinarsi ad una dimensione aliena.
I rumori della cittá si dileguano e le case che sovrastano il paesaggio sembrano una scenografia postbellica. Il sentiero è agevole e si fa strada tra una vegetazione che sembra dominare a stento la sua esuberanza. Improvviso frusciare di serpi e lucertole, cinguettio d’ uccelli nascosti, lo scorrere dell’ acqua sui massi, fresco e odore d’umido.
Non un anima viva, tranne noi. Eppure un tempo qua c’era brulicare di vita. Orti, mulini ad acqua e cave da cui estrarre la pietra per produrre la calce. Procediamo tra scheletri di case e antichi forni (carcare) che lo testimoniano.
Poi, all’improvviso, inaspettatamente, due rotaie tagliano il bosco e appare una piccola strada ferrata che scompare dopo poco, inghiottita di nuovo dalla vegetazione.
È un cammino simile ad un sogno, finché il sentiero pian piano si allarga e diventa strada tra le case di un suggestivo borgo e, come per magia, ci ritroviamo ai piedi di Ragusa Ibla . A malincuore, quasi con disappunto, abbandoniamo i panni d’esploratori tra l’erba alta. Non ci vorrà che un attimo e la natura li inghiottirà lasciandoci tra gli scenari consueti, nei luoghi che conosciamo…tra gli uomini…
Chi lo avrebbe mai detto! Tanta meraviglia a due passi da casa…
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