Centottanta chilometri di litoranea trafficata all’andata e centottanta al ritorno non sono quello che si potrebbe definire una passeggiata, ma non è bastato.
Ormai eravamo decisi a visitare Matera. Troppo curiosi di vedere di persona la prossima Capitale Europea della Cultura. Troppo tentati dal verificare la spettacolarità del paesaggio così spesso fotografato e documentato.
Ebbene, l’arrivo è stato spiazzante. Una città moderna, un parcheggio, un giardinetto un po’ asfittico… forse abbiamo sbagliato luogo… Poi, invece, girato l’angolo…
Eccola!
Parlare di Matera non è facile. È talmente perfetta nelle sue linee, nella sua armonia estetica che qualunque commento scade nel banale. Ora città di turisti accaldati e di guide loquaci è stata città di caverne e di case contadine scavate nella roccia nuda, inferno e paradiso, set cinematografico e pagine di letteratura. Sulle facciate monocolore delle sue case si allungano le ombre dei contrasti: passato e presente, memorie ed oblio.
Tutto si mescola e sfugge alle definizioni, rifugge le parole, sbiadisce le descrizioni. Restano il rosa e il bianco, la terra e la roccia, il solco profondo della valle e le parole d’altri…
In effetti, la prima volta che l’ho vista, ho perso la testa, perché era semplicemente perfetta.
(Mel Gibson durante le riprese di La passione di Cristo )
E alzando gli occhi vidi finalmente apparire, come un muro obliquo, tutta Matera. Di lì sembra quasi una città vera. Le facciate di tutte le grotte, che sembrano case, bianche e allineate, pareva mi guardassero, coi buchi delle porte, come neri occhi.
Chiunque veda Matera, non può non restarne colpito tanto è espressiva e toccante la sua dolente bellezza.
(Carlo Levi – Cristo si è fermato a Eboli)
Ma non dovevate essere per mare verso Otranto con Lele?
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Ciao Bea. Bentrovata! Siamo con Lele e siamo per mare. L’articolo non è in tempo “reale”.
Un abbraccione.
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