
Un terzetto di chitarra, armonica e voce intona il tema del mitico “Lo chiamavano Trinità”.
La festeggiata se lo gode in prima fila. Il suo nome non tutti lo sanno e chi lo sa a volte lo dimentica perché lei è per tutti La Nonna. Seduta nella sua sedia, in veranda, osserva e saluta e chiacchiera con la variopinta umanità che le passa accanto. Vive in quello che sulla carta è semplicemente un b&b ma, che, in realtà, è un porto sicuro in cui approdano familiari, ospiti, amici, amici di amici, viandanti e sconosciuti. E per chiunque, da qualunque parte del mondo venga, lei, in un attimo, diventa La Nonna, una gentile signora che condivide col protagonista del suo film preferito l’ironia e la forza.
Una forza e un’ironia che la vita ha messo a dura prova. Così racconta… di una sposa bambina a cui a sedici anni hanno strappato l’infanzia, di una madre con vent’anni e quattro figli da cullare, di una ragazzina accanto ad un uomo che non meritava questo nome e poi di una guerra a cui sopravvivere. Anni che si sono sommati agli anni con gioie e dolori e, nel crepuscolo della vita, ancora nemici, travestiti da malattie importanti da sconfiggere… Ma, mentre racconta, in mezzo a tutto ciò, in questo scorrere di eventi, un gesto si ripete, un gesto che ricorda antichi guerrieri ” …quando arrivavano i problemi, io facevo così …” e si batte la mano sul petto ” …vediamo adesso chi la vince…”
Con questo spirito sono trascorse novanta primavere e così, adesso, nel giorno del suo compleanno, non sarà lei a dover ringraziare per gli auguri ricevuti ma saremo noi tutti a doverle riconoscenza.
Grazie Nonna!
Grazie per ricordarci che gli anni non sono scritti sul volto ma nel cuore. Grazie per ammonirci che la qualità della vita non è data da ciò che si incontra sulla propria strada ma da come lo si affronta e grazie ancora per non farci dimenticare che, come disse meravigliosamente Edgard Lee Masters
Ci vuole vita per amare la Vita.
