Il fatto di vivere in barca e non avere rimpianti per il mattone non mi ha ancora tolto la capacità d’apprezzare il fascino delle belle case. La casa in questione è quella dei nostri amici Dario e Maria e di fascino ne ha da vendere. É una villa nell’entroterra, circondata da un parco che appaga anche la più esigente voglia di verde: aranci, limoni, piante grasse, gelsomini che riempiono di profumo la veranda…mentre nel prato spicca la chiazza azzurra della piscina. All’orizzonte il mare con la sua prepotente personalità, mentre qui la campagna sembra assecondarlo con una quiete silenziosa e profumata. In una serata praticamente estiva, con una luna piena che sorge, ammaliata dal profumo dei fiori di zagara, il nostro entusiasmo d’ospiti é equamente diviso tra il luogo incantevole
e i piatti spettacolari che Maria mette in tavola.
A voler a tutti i costi trovare un punto debole si cade, per forza, sulla fatica e il tempo necessari ad accudire un luogo simile. E forse, proprio in preda a questi ragionamenti, mi sono imbarcata (in senso non solo figurato) in quelle comunemente dette “pulizie pasquali” del mio piccolo nido.
Ecco, piccolo appunto, ma non così piccolo come credevo.
Il bello (e il brutto) delle pulizie “grosse” della barca è che sono proprio grosse.
Se i metri quadri di una cabina fanno scappar da ridere anche alla più piccola delle camere da letto tradizionali, è anche vero che a nessuna massaia verrebbe in mente di scoperchiare il pavimento e passare l’aspirapolvere sotto alle piastrelle o di pulire con la spugna pareti e soffitto…
Insomma, siccome è piccolo, quando si pulisce si pulisce proprio tutto e, in pratica, ci si trova in un campo di battaglia con materassi rovesciati e sentine aperte ma, alla fine, è tutto come nuovo.
E allora, anche se l’oretta ipotizzata, risulta almeno triplicata, si può esser soddisfatti e riderci su.
Appero’!
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Ehilà, guarda chi si “vede”! Che sorpresa! Benvenuto!
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