
Ci siamo! Chi frequenta i social sa che, già dall’Avvento, cominciano ad apparire le immagini dell’onnipresente albero di Natale; tradizionale, postmoderno, con vette innevate come sfondo o spiagge caraibiche (a seconda del parallelo…).
Il mio albero (che i fedelissimi ricorderanno), come ogni anno, ligio alla tradizione, viene riesumato dal cassetto in cui giace e si accontenta dello sfondo degli interni di Cautha. Ma questa volta sotto i suoi “rami” giace un bizzarro dono.
Già, perché da queste parti, nonostante di quando in quando la pioggia e il vento si diano un gran daffare, il sole alla fine la spunta e con lui, figli di una primavera fuori stagione, spuntano gli asparagi selvatici.
Piccoli e sottili fili di un verde piú scuro, crescono tra le spine degli arbusti che li generano. Chi teso e fiero e chi già piegato dal peso del “testone”, come lo chiama Corrado che, con Mary, ci fa da preziosa guida e da maestro.

Vederli, all’inizio, sembra impossibile: l’occhio non sa dove guardare e la mente cosa cercare…ma se davvero le cose esistono solo perché qualcuno le guarda… ecco che, a poco a poco, anche gli asparagi prendono vita e li vediamo, persino a qualche passo di distanza. Sotto i pini e gli eucalipti della splendida riserva di Randello,

tra gli aranci e i limoni in cui convivono frutti e inebrianti e cerei fiori di zagara, lungo i bordi delle strade, ci trasformiamo in raccoglitori agguerriti e accaniti. Così, pian piano, il sacchetto si riempie. Stasera la frittata serale è assicurata e avrà un gusto irrangiungibile, figlio dei passi, del tempo e dei ricordi della raccolta; un dono davvero prezioso da mettere… sotto l’albero.
Che bel posto questa riserva! Non sembra neppure l’assolata Sicilia…
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