Avete notato che gli oggetti meccanici, quelli prettamente utili e anche, a dirla tutta, un po’ antipatici, non hanno quasi mai guasti? Al contrario, tutto quello che in qualche modo accompagna momenti piacevoli, conviviali, avventurosi…sembra essere preda degli imprevisti in modo imbarazzante. Tanto per citare: difficile ricordare l’inconveniente che impedisce al ferro da stiro di funzionare ma che dire, invece, di camper, moto e, naturalmente, barche?
So che sapete di cosa parlo e quindi non vi stupirete quando vi dirò che un banale tagliando motore si è tramutato in questi giorni in un affare un po’ più complesso.
Complice con tutta probabilità una rete pescata in acque elleniche (cosa che non contribuisce ad idealizzare il ricordo dell’estate greca), l’elica ha avuto bisogno di pezzi di ricambio e di conseguenza Cautha è dovuta uscire dal suo elemento naturale e si è trasferita sulla terraferma.
Come sempre le barche in secca mi fanno una strana impressione. Sorrette e puntellate per non cedere alla gravità, sembrano animali in letargo in attesa del risveglio. E se salire sulla barca mette alla prova più abilità da scalatori che da marinai, l’acqua lontana, che non lambisce le fiancate, rende la vista simile a quella che si può godere da un piccolo faro. Bella ma inusuale.
Dovessi scegliere un appartamento non avrei dubbi tra il primo e l’ultimo piano ma, in questo caso, quando la fortunatamente breve sosta avrà termine, abbandonerò volentieri l’improvvisato “attico” per tornare a “piano…mare”.