
La prima entra dalla porta con qualche esitazione, poi arrivano tutte le altre, in fila ordinata, finché non si tratta di andare al proprio posto (come direi se fossi ancora in un’ aula scolastica). A quel punto un piccolo ingorgo è inevitabile ma è di breve durata e decisamente poco caotico.

È proprio vero! Queste capre, di razza svizzera, oltre che bellissime, sono anche molto mansuete.
Ci troviamo tra le province di Ragusa e Siracusa, immersi in un paesaggio verde e collinare, disseminato di ulivi. È il momento della mungitura e tutto procede in modo perfettamente ordinato.

A fine operazione il latte appena munto finirà immediatamente nei locali destinati alla sua trasformazione in squisiti formaggi caprini. Flavia, che gestisce col fratello questo scampolo di paradiso, ci fa da cicerone e ci accompagna in questa grande fattoria biologica che prende il nome dalla contrada in cui si trova: Albacara. Ci racconta e ci spiega con esuberanza i luoghi, il loro passato e il loro presente; ci illustra ogni fase della lavorazione del formaggio, della molitura delle olive, della semina del grano; condivide le iniziative che sostiene e i progetti che stanno bollendo in pentola. È competente e sincera come i prodotti che abbiamo il piacere di assaggiare a visita conclusa.

Intanto, mentre il sole cala facendo luccicare centinaia di pannelli fotovoltaici, nella stalla le 300 caprette mangiano quiete, fuori, in un recinto a parte, ci sono i becchi, le galline siciliane dalla cresta a forma di corona, i tacchini, i maialini neri dei Nebrodi e il coniglietto Mercoledì che ha “edificato” nel suo recinto un dedalo di grotte e buchi e cunicoli.

Ed è proprio questa atmosfera piacevolmente dissonante la forza di questo luogo e l’origine del piacere che si prova visitandolo: un’azienda straordinariamente moderna, efficiente e tecnologica ma disegnata nella pagina di un libro di fiabe.
