
Il cielo è di un azzurro sbiadito, carta da zucchero. L’acqua grigia ne riflette il colore. Gabbiani urlanti passano sul traghetto che incessantemente unisce le due sponde del porto canale. L’odore salmastro del mare si fonde con quello dell’autunno. Il naso è rosso, le mani fredde. I miei amici hanno le cuffie calcate sulle orecchie e le mani in tasca. Passano velocemente da una chiazza di sole all’altra perché l’ombra è fitta d’umidità. Seduti a tavola, però, il calore umano è sufficiente a far star bene. Nei piatti la Romagna doc: spiedini di gamberi impanati e fritto misto. Lungo la strada la fragranza irresistibile della piada.
Sensazioni, luoghi e persone fissati così saldamente nella memoria e così familiari che, a ricordarci che l’anno in corso finisce per 9 e non per 4, è solo una firma e gli ultimi passi nel pozzetto di Cautha, dove passiamo il testimone a Luca, a cui apparterrà d’ora in avanti. Il nostro storico consulente, Michele, è stato di parola e, in poco più di un mese di ormeggio a Marina di Ravenna, ha trovato l’acquirente giusto.
Giusto davvero, perché Luca e la sua compagna sono persone perbene e simpatiche e questo rende più dolce il commiato. La nostra barca, in fondo, è tornata “a casa”, nella cornice che è stata testimone del suo varo e noi, per un attimo, siamo tornati indietro nel tempo.

Quando i ricordi non sono né rimpianti né rimorsi, abbandonarsi alla memoria è una sensazione piacevolmente malinconica e, così, lasciato con un sorriso il passato, sul ponte del traghetto che ci riporta in Sicilia, ci prepariamo all’emozione (con i dovuti omaggi a Zemeckis) di… un ritorno al futuro.
