Febbraio, il mese più corto dell’anno, anche quando ha 29 giorni. Il mese del Carnevale, storicamente l’elogio dei contrari, l’abolizione dei divieti, la festa delle finzioni e dei desideri se ci si traveste per essere altro e mostrare o nascondere, finalmente, qualcosa di se stessi.
Di tutto questo sono rimasti solo colori e bimbi mascherati. La festa del paese mette in piazza giocolieri così alle prime armi che fanno quasi tenerezza. Qualcuno veste la balena da Arlecchino e i ragazzini ricoprono le strade di coriandoli e stelle filanti.

Lontano, ma non così tanto, dalle celebrazioni degli uomini, anche i campi e i prati si vestono di coriandoli.
Rossi,

gialli,

multicolori.

Sopra ai tappeti colorati, solitari o a filari, i mandorli, fino a poco fa lignei ed anonimi, esplodono di coriandoli rosa e bianchi.
Ed eccolo lì, tra i loro petali, a riempire i vuoti tra fiore e fiore, tra ramo e ramo, come fosse stato lui a lasciar impigliare quelle nuvole colorate tra i rami, fa capolino, ambasciatore di speranza e primavera, il cielo di febbraio.
