
Ci sono periodi, nella vita, in cui le umane vicende assumono un peso ed una forza che non hanno mai avuto prima. Periodi in cui una come me, col naso sempre all’aria e lo sguardo preso più dalla Via Lattea che non dalla strada che ha sotto i piedi, per molto tempo, invece, ha finito con lo scrivere e il pensare in termini di attualità.
Eppure, anche in momenti così, c’è, sempre e inevitabilmente, un istante, un incontro, un luogo che ci costringe a cambiare prospettiva.
Succede quando da un ramo, diventato un bastone secco, ruvido…morto sotto il cielo d’inverno, spuntano improvvisamente, inspiegabilmente, miracolosamente dei piccoli rigonfiamenti verde tenero e poi delle gemme e poi delle foglie e dei fiori. E non importa se è successo ogni anno, perchè ogni volta sembra impossibile che il miracolo si replichi, lasciandoci sempre muti e stupiti.

Succede quando si cammina tra querce secolari nodose e inquiete e tormentate. Querce da sughero che hanno visto anni, uomini, generazioni sorgere e tramontare e che ora accolgono anche noi, il nostro rispetto, la nostra meraviglia con paziente indulgenza.

Succede ogni volta che siamo di fronte al mare, alla sua sconfinata potenza, al suo respiro, al suo andare e venire che scolpisce e modella le coste con un quasi ineffabile ma inesorabile lavorio.

Succede ad ogni primavera, ad ogni arcobaleno, ad ogni tramonto.

Succede perché, per quanto grandi, importanti, drammatiche o entusiasmanti siano le umane vicende,
…siamo soltanto un battito di ali delle stelle che muoiono partorendo gli atomi che ci compongono, ma sono del tutto ignare delle vicende umane, indifferenti ai nostri barlumi di grandezza e agli abissi del nostro ego. Forse guardando le cose da una scala cosmica saremmo più disposti a perdonarci a vicenda la nostra piccolezza, ad aiutarci l’un l’altro, a vivere con serenità il nostro breve tempo sulla Terra.
(Samantha Cristoforetti)

Brava Tuny
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