Ed ecco attraversata una nuova frontiera: abbandonato l’Adriatico ci apprestiamo a solcare le acque dello Ionio. Oceano mare, se Barricco mi perdona la citazione, con i suoi 2000 metri di profondità e i suoi dirupi inabissati. Sulla costa, Santa Maria di Leuca, il nome rubato alla sirena Leucasia che ammaliava i naviganti con il suo canto.
E di storie da cantare ne aveva: le incursioni dei pirati (quei feroci turchi che abbiamo già incontrato sull’altra sponda dell’Adriatico);
S.Pietro, sbarcato qui dall’Oriente per raggiungere Roma;
il mitico Enea, approdato su queste rive con la sua flotta…
Un passato ricco di magia e un presente che non è da meno. Stasera, sotto i resti dell’acquedotto romano (ancora funzionante)
si mangiano le pittule (palline di pasta di pizza fritta), seduti sulle scalinate o sui muretti di pietra e si balla al suono ipnotico di pizzica e tarantella, finché, a mezzanotte, si apre la fontana monumentale e una cascata impressionante d’acqua piomba giù, per sparire verso il mare…
…A saper ben ascoltare, la sirena canta ancora…