C’è un motivo per cui, tra le Egadi, Marettimo copre il posto d’onore nel cuore dei trapanesi. Qualcosa avevo già intuito quando vi ero sbarcata per una breve notte con Cautha, ma molto più convinta sono ora che, grazie ad un passaggio con il meno romantico ma tanto più veloce gommone di Dario ho potuto vederla da vicino e più a lungo.
Marettimo è un sasso aspro e scontroso, gettato in mare aperto da una mano distratta. Ha spigoli, guglie, profili, ricami di una vera montagna, dove, per sbaglio, è stato dimenticato un piccolo pugno di sabbia.
E attorno a quell’errore si sono raccolte, in difesa, le piccole case bianche dei marettimani e sui fianchi dei monti che le sovrastano sono accorsi i pini marittimi, come a segnare un confine illusorio tra il regno delle pietre e quello dei viventi.
Il mare che la circonda è mare aperto e profondo, la costa della città è lontana e il faro lancia il suo richiamo tra le onde del Mediterraneo.
Fermarsi per la notte in rada è un’ opzione da scegliere con prudenza. Autorevole e intransigente, come solo chi conosce il proprio valore, l’isola esige rispetto, ma si addolcisce nelle calette dall’acqua trasparente, dove si nuota come in un acquario, accanto a spiagge di ciottoli e capperi.
So che qualche ora è davvero poco e basta appena a sfiorare l’essenza profonda di Marettimo : i sentieri all’interno imporrebbero tempo e scarponi e gran parte dell’isola è riserva integrale e si può solo guardare e immaginare, da troppo, troppo lontano…
Ma il fascino non è schiavo del tempo e, nel mio immaginario, l’isola resterà un piccolo, segreto, splendido scrigno, custode di inafferrabili tesori.
Ps. Per chi volesse approfondire (turisticamente parlando): http://www.marettimo.tp.it/
Marettimo ti sarà per sempre grata per questo poetico ed efficace ritratto, nel quale risuonano i versi di Saba e della sua Trieste, che hai sempre amato! Brava. Un bacione,
Carla
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