Sembra la reggia della bella addormentata, dopo l’incantesimo, quando la foresta di rovi e spine nasconde il castello.
Licata è così.
Ci sono vicoli e vicoletti con case che sarebbero bellissime se non fossero abbandonate alla polvere del tempo.
Ci sono tesori archeologici dietro cancelli chiusi e arrugginiti.

C’è un castello a cui porta una bellissima strada pavimentata, così vuota e sperduta che il nitrito dei cavalli rinchiusi in un improvvisato recinto di rete ci fa sobbalzare.
E poi ci sono cose uniche: le foto degli alleati al loro sbarco (prima operazione delle truppe alleate sul suolo italiano, in codice operazione Husky),
il cimitero monumentale più esteso ed inquietante che abbia mai visto,

un porto turistico stupefacente, con palme e prati all’inglese e macchine da golf che portano gli ormeggiatori da un luogo all’altro,

un’ osteria ricercata e preziosa come fosse in via Rizzoli a Bologna, dove ho scoperto sapori che non pensavo esistessero.
Licata è così.
Un po’:
“ Peccato che…”,
un po’:
“ Non avrei mai pensato che…”
E, a proposito di sorprese, qualche giorno fa, al nostro arrivo, ci ha dato il benvenuto Giuliana. E’ stato inaspettato e piacevole. Amica di amici, blogger e candidata con Roberto e la loro “Paddy Boy” alla grande avventura chiamata Atlantico, ha riconosciuto la barca e ha fatto gli onori di “casa”.
Ancora una volta un contrasto nella città dei contrasti.
Il popolo del mare, che, per definizione dovrebbe essere libero e disperso per il mondo, prima o poi, con gran gioia, si trova e si ritrova sempre.
Non so ma, ogni post mi fa salire un fremito, e una gran voglia di fare un gran salto, un gran tuffo. Senza guardarsi indietro. Sembra, abbiate spezzato le catene, vi siate liberati dal giogo. Siete dei fari nella notte dei giorni uguali e grigi
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Sono i commenti e gli incoraggiamenti come i tuoi che confortano e sostengono. Grazie di seguirci sempre con tanto affetto.
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