
“Isole Eolie”, “Isole Lipari”, “Le sette sorelle” “Isola verde” (Salina), “Isola gialla” (Vulcano), “Isola nera” (Stromboli).
Comunque le chiamiate sono sempre loro, adagiate nel Mar Tirreno, di fronte alla costa sicula. Prese d’assalto dai turisti anche in tempi non sospetti, come questi primi giorni di giugno, diverse e caratteristiche, sono simili a maschere di un’antica commedia greca.
Vulcano: la potente.

Confermo, la mia preferita. Torniamo da lei dopo un breve tour nell’arcipelago e ci concede un assaggio …”d’inferno”, coi suoi fanghi sulfurei e le ribollenti acque calde del mare.
Salina: la quieta.

Nella piazzetta di Rinella, sotto una spettacolare stellata, mette in scena un “dialogo musicale” di Enzo Avitabile.
La sua musica di pace, mediterranea e senza frontiere, scivola per le strade, incorniciata alla perfezione dalle case del borgo e dalle acque della baia.
Panarea: l’altezzosa.
Case e vicoli, rigorosamente bianchi e blu, sono come un ricamo sulle costa. Pulita, ordinata, ricercata, mantiene le distanze, quasi fosse un set cinematografico.
Lipari: la laboriosa.
Sfoggia, ma con modestia, le sue cave di pomice, abbandonate e costellate di frammenti di ossidiana, i suoi vigneti e il suo museo archeologico (probabilmente il più bello e ricco che abbia mai visto.) Il silenzio del primo pomeriggio le calza a pennello.
Stromboli, Alicudi, Filicudi, mancano all’appello.
Per quanto pervasi da un certo spirito giapponese (arriva, vedi, parti) non siamo riusciti a visitarle tutte.
Pazienza! Vorrà dire che nel gran teatro del mare resteranno… tre comparse in attesa della loro parte.
