
Alcuni nomi attirano la fantasia come una calamita e la imbrigliano nel suono delle loro lettere. Così, quando leggo sulla cartina il nome di quest’isola non posso proprio evitare di pensare ad una favola.
Converrete con me, che come nome proprio di una fata un po’ distratta sarebbe davvero perfetto. E piú di un indizio conferma la mia teoria.
La forma dell’isola, innanzitutto: una farfalla riconoscibile ma irregolare, modellata da mani maldestre, le stesse alle quali deve essere sfuggita una manciata di candide zollette di zucchero, trasformate, poi, in bianche casette. Non parliamo poi dello scenario notturno. Solo un fondale dipinto a bella posta puó mettere in scena un presepe di lucine tremolanti sui fianchi della collina e appendervi sopra una falce di luna perfetta. Ma quello che non lascia dubbi è il gallo.
Come voi tutti sapete, il gallo canta all’alba, al sorgere del sole (ragion per cui me ne è precluso l’ascolto…). Ma Astipalaia doveva essere particolarmente distratta, quella volta. Così, per qualche incantesimo non proprio riuscito, il povero pennuto ha l’orologio biologico sballato e lo sentiamo cantare, orgoglioso e stridulo in tarda mattinata ( e passi…), al pomeriggio e, con effetto vagamente inquietante, a notte fonda! Povera bestia, senza un attimo di riposo! Speriamo che Astipalaia se ne avveda e rimedi presto con un contro incantesimo…!
