
Oggi su Twitter.
“Finchè io vivo voglio avere vent’anni per tre o quattro ore al giorno”.
Antonio Fogazzaro.
Difficile non essere d’accordo, soprattutto per gli over 50.
Ma, almeno per quanto mi riguarda, il motivo, forse, non è così scontato.
Non penso tanto ai capelli senza tracce di bianco né alla rughe allora sconosciute. Piuttosto a quando mio padre mi disse: “La mamma è in ospedale” e io risposi senza il minimo indugio: “A trovare chi?” (e, tra l’altro…avevo visto giusto…);
penso a come mi sembrava normale e divertente (!) essere in bicicletta, in mezzo al fango, sotto l’acqua battente, aggrappata coi denti (letteralmente) ad un ramo sporgente;
penso a quando in moto, in tenda, all’estero, a qualche migliaio di chilometri da casa non mi capacitavo di dover trovare un telefono per dare notizie…ero in vacanza, cosa poteva mai succedere??

Se è vero, come qualcuno ha detto, che la preoccupazione è un uso improprio della fantasia, a vent’anni la fantasia la usavo alla perfezione.
Avessi avuto una barca allora, sicuramente avrei avuto la stessa espressione di questi ragazzi che si incastrano con l’ancora, rischiano di rovesciarsi, partono con un meteo improbabile e ignorano meravigliosamente il significato della parola ansia.
Caro Fogazzaro, a ben pensarci, a me basterebbe anche solo aver vent’anni al momento dell’ormeggio…! E a voi?
Mi piace sentirti citare il passato, la tua storia, non solo perche’ accompagna la mia.
Mi piace perche’ da’ pienezza, corpo alle tue parole e a te. C’e’ bisogno di esempi, di stratificazioni, di diacronia oltre che di sincronia, insomma di memoria. Un pensiero per i tuoi cari genitori
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