“Taste and view” recita un cartello appeso alla porta di un ristorantino di Tripiti. E sulla vista non ci piove.
Il paesino, fuori dalle rotte turistiche più battute è delizioso e domina dall’alto il gigantesco porto naturale di Milos.
Ai suoi piedi un’altra chicca: le casette colorate dei pescatori di Klima si specchiano nell’acqua che ne lambisce le fondamenta in un contesto quieto e più vero del consueto.
Qui, nelle isole, tra Cicladi e Dodeccaneso, i locali, come il succitato ristorante, sono uno più bello dell’altro. Vista mare o all’interno, sotto pergole di bouganville o ombreggiati da rustiche stuoie, arredati con semplicità ma non banali, sono una vera tentazione.
Ma, (e qui il ma è d’obbligo), sul “taste” ci sarebbe da discutere. Trent’anni fa, quando insalata era sinonimo di una verde foglia di lattuga accanto alla bistecca cucinata dalla mamma, l’insalata greca era stata una scoperta esotica ed entusiasmante. Ora, viziata da due anni di Sicilia, mi mancano il gusto intenso delle sue materie prime a km zero e l’infinita varietà dei piatti. Cosí, come in un film fuori sincrono, gusto e vista non vanno di pari passo.
A dissipare l’italica nostalgia, una provvidenziale presa elettrica e la capacità del consorte di montarla ci consentono di fare amicizia con un simpatico equipaggio romano. In buona compagnia e tra piacevoli chiacchiere trascorriamo quindi questi giorni da “ostaggi”, pronti a partire appena Monsieur Meltemi si distrarrà.