Mi sveglia il silenzio. Un silenzio inusuale, inaspettato. Gli alberi non suonano più come canne d’organo sferzate dal vento, nessun lamento dalle cime sotto pressione, nessun tamburellare di gocce sulla coperta, né cigolii di legno e sciabordare d’acqua lungo le fiancate. Persino la stufetta elettrica non fa udire il suo ronzare profondo. E la barca è immota.
Fossi in una casa, uno scroscio di pioggia, un alito di vento, un raggio di sole avrebbero potuto arrivare di soppiatto e sorprendermi. Avrei dovuto alzare gli occhi, avvicinarmi alla finestra e scostare le tende per scoprire quello che accadeva al di là dei vetri.
Ma in barca, prima, molto prima che con gli occhi, il “fuori” si ascolta, si sente nelle ossa e nella pelle. Non serve guardare dagli oblò.
La natura suona e si muove e forme e colori sono solo una conferma.
Mi sveglia il silenzio.
E so, prima ancora d’aprire gli occhi, che oggi il maltempo si è preso una tregua, so che non piove più. So che l’acqua del mare è nera di sabbia e la spiaggia cosparsa di detriti.
So che soffia un vento leggero e che non fa freddo.
Lo so, senza bisogno di muovermi. Lo so con certezza, rannicchiata sotto le coperte.
E lo vedo, lo vedo chiaramente…
Con gli occhi chiusi.