Le anime nomadi non conoscono ritorni. Le loro sono eterne partenze, continuo divenire, viaggio e scoperta.
È l’eccitazione del primo passo che le guida, il bisogno di andare… dietro la curva, al di là della collina, oltre il capo…
E se capita di ripassare in qualche luogo (che la terra è pur sempre tonda) rivedere volti amici è un piacere che ha una data di scadenza.
Altrove, volti sconosciuti attendono d’avere un nome e il loro mondo ancora ignoto ha il brivido dell’imprevisto e il fuoco dell’avventura e nulla può esserne all’altezza.
Le anime stanziali non conoscono partenze. I loro sono solo allontanamenti, brevi parentesi, un battito di ciglia su qualcosa d’altro.
È la nostalgia che le guida, il piacevole languore di staccarsi un breve istante per godere ancor di più di ciò che appartiene loro da sempre.
E il ritorno è di gran lunga il momento più bello.
La serenità del mondo a cui appartengono e che hanno contribuito a costruire, colmo di memorie calde e rassicuranti non teme rivali.
Io non sono né l’una né l’altra o, forse, un po’ dell’una e un po’ dell’altra e amo l’eccitazione delle partenze quanto il conforto del ritorno.
Le cime che legano la mia “casa” e che mi rendono libera di spostare la mia vita sciogliendo un nodo mi tengono anche stretta, come radici idroponiche, alla terra che ha volti amici e profumi, colori, luoghi conosciuti.
Così, dopo solo (direbbe un’anima nomade) poco più di mille interminabili (direbbe un’anima stanziale) miglia, la familiare sagoma del faro di Punta Secca all’orizzonte mi accoglie a braccia aperte come un amico fedele.
Siamo tornati a casa .
Come te, così mi sento. Non mi piace tagliare i ponti ma costruire e sommare le esperienze, ricordare sempre le persone, cercare un’armonia fra passato e futuro, dare un senso. Legare tutto assieme. Bentornata! 🙂
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