Liberi tutti!

IMG_5659 Finalmente Brindisi lascia liberi gli ostaggi… E dopo quattro giorni (durante i quali abbiamo convissuto con la troupe cinematografica che sta girando il remake di “Point break”  sul motoscafone immortalato) e due false partenze, oggi riusciamo a mollare gli ormeggi. Scopriamo subito che nel gioco dei se ce n’è uno in più: se fossimo partiti ieri sarebbe stata bella dura. Oggi, nonostante il vento si sia dato una calmata, troviamo un mare decisamente irrequieto. Cautha si comporta benissimo ma Jonny (l’autopilota…) un po’ meno e dobbiamo timonare a turno per 60 miglia.

Nonostante i turni, come potete facilmente immaginare, non siano proprio equi, io arrivo molto più devastata del capitano e con poca propensione alla lirica.

Nonostante ciò non posso esimermi dall’immortalare Capo d’Otranto, il punto più ad est della penisola, dove ogni alba è la prima d’Italia.

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E, per tirarmi su di morale, uno sguardo alla”strada” fatta finora, prima di gettarmi a capofitto nelle braccia di Morfeo…Buonanotte!!!

Ps. Qui sotto la cartina con il nostro itinerario da cliccare.

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Coincidenze

imageUna bottiglia di vino austriaco nel nostro frigo merita qualche spiegazione.
È ovviamente un dono e non viene dal supermercato locale. Insieme a patate, yogurt greco, pomodori, mango e melone proviene dalla stiva di uno Jeanneau, guarda caso, austriaco. La proprietaria , una giovane signora mora, col viso cordiale e i modi decisi di chi non è abituato a perdersi in chiacchiere, non è in ottimi rapporti con la fortuna, al momento. Arrivata col marito ieri sera, provata da una navigazione notturna al timone col pilota automatico rotto e, come dice lei, con big big waves, ha deciso di completare l’opera assistendo il marito che, in preda a discreti dolori, è finito all’ospedale di Brindisi…!
Non abbiamo ben capito di cosa si è trattato, appendicite o qualcosa del genere, fatto sta che la poverina, questa mattina, girava per il pontile alla ricerca di qualcuno che parlasse inglese e l’aiutasse a sistemare la barca che dovrà restare qui a tempo indeterminato, mentre lei tornerà col consorte in aereo a casa.

Se ieri uno skipper di Trani non ci avesse suggerito una meta piú vicina di Otranto…
Se quindi oggi non ci fossimo alzati un po’ piú tardi…
Se perciò non fossimo stati ancora ormeggiati quando sono passati due funzionari per controlli burocratici…
Se, a causa dei controlli, non avessimo fatto tardi e quindi, infine,
Se non avessimo rinunciato a partire…
non avremmo del vino austriaco nel frigo, ma, soprattutto, non avremmo potuto dare una mano a una persona davvero squisita.
Anche questa volta il gioco del se è finito bene…!

Epicurei

imageCi sono profezie e profezie. Quando un bollettino meteo annuncia “burrasca in atto forza 7 golfo di Otranto”, è facile che venga spontaneo e naturale spegnere il motore della barca, riaprire il tendalino e decidere che anche Brindisi non è poi mica brutta…

Così siamo in sosta e ne abbiamo approfittato per “testare” il ristorantino del marina. Devo dire che ci sono disgrazie peggiori, anche perché  il locale in questione è davvero di altissimo livello.

Ora, parlare del cibo del sud è come votarsi anima e corpo ad una lunga elencazione di luoghi comuni sulla bontà e sulla freschezza dei prodotti. Tra l’altro il fatto che siano considerazioni banali non toglie il fatto che sia assolutamente tutto vero. Ma la cosa che mi ha colpito di più sono gli sguardi attorno al tavolo.

Occhi di chi fa qualcosa per il piacere di farlo, perché è una gioia e un appagamento dei sensi.

Io ho ricordi freschi di altri tavoli dove si mangia perché                                                                   …ho solo 10 minuti e poi devo tornare al lavoro…                                                                                   …è sabato e lo fanno tutti…                                                                                                                     …è poco calorico e resto taglia 38…                                                                                                                        ..ho letto sul giornale che fa bene…                                                                                                             …non so cosa fare…

Abbiamo così tante sovrastrutture che abbiamo dimenticato quello che il cameriere ha bene in mente, mentre si avvicina al tavolo e non chiede:

“Tutto bene, signori?”, ma, con uno simpaticissimo accento locale:

” E’ buono?”

Brindisi

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Ce l’avevo quasi fatta! Quest’oggi, mentre visitavo Brindisi, ero sollevata all’idea che, finalmente, non avrei postato un blog dai toni così entusiastici da far pensare che facessi uso di sostanze stupefacenti.

E, invece, mentre, mentalmente, mi vedevo già l’incipit “dopo tanti paesini bomboniera, ecco una città dove, accanto a indubbi angoli di bellezza, ce ne sono altrettanti di discutibile valore estetico”, proprio dietro alle colonne romane, peraltro bellissime, spunta un albero (“nauticamente” parlando) di dimensioni imbarazzanti e la barca di Greenpeace fa bella mostra di sé nel porto. Un’accoppiata che lascia col fiato sospeso. E così mi tocca gridare l’ennesimo… Wow!

Toccherà rassegnarsi e (grazie, Stefano!) postare un po’ di foto.

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Ritratti

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C’è una fondamentale differenza tra i viaggi via terra e via mare. Per terra il viaggio è uno spostamento, per mare è un abbandono.
Quando si mollano gli ormeggi non si parte, si va via…verso un altro mondo, con altre regole e altri tempi. Probabilmente è anche per questo che gli incontri tra “marinai” sono facili e affabili. Ci si sente tutti sulla stessa…barca…
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Penso alle quattro signore neozelandesi, di mezza età (più la mezza-dopo che la mezza-prima) in catamarano, che abbiamo incontrato in ben 3 ormeggi diversi; avrebbero chiacchierato per ore se il mio inglese l’avesse consentito.
Penso all’ormeggiatore di Trani, orgogliosissimo della sua città, dove, parole sue, “non piove mai”, che, dopo l’acquazzone, si è venuto a “scusare”.
Penso ad un ragazzo appassionato di vela e alla sua fidanzata, che ci hanno intrattenuto a lungo sul molo di Monopoli, con aneddoti marini. Disinvolti, cordiali, allegri, vent’anni spesi bene.
E, oggi, in marina, a Brindisi, i vicini di barca, Maura e Giulio, skipper lui, stunt-woman e appassionata di cavalli lei, ci raccontano storie con il valore aggiunto di uno splendido accento romano.

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Paperino

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…C’è chi nasce come Paperino:                                                  sfortunato e sempre pieno di guai”…

Cantava così Finardi in una divertentissima canzone e noi, un po’, la sindrome di Paperino ce l’abbiamo…

Oggi lasciamo Trani per Monopoli.                                                                                               Telefoniamo, ligi ligi, alla capitaneria di porto per informare del nostro arrivo e ci dicono che non c’è problema, facciamo una navigazione ottima, quasi tutta a vela, ormeggiamo, nonostante la mia avversione per le cime, alla perfezione e (qui vi voglio) scopriamo…che domani, 3 agosto, ci sarà una…(BEEP) di manifestazione e che perciò dovremo lasciare libero l’ormeggio alle…!!!!! sei !!!!!! ovviamente di mattina.

Ad averlo saputo a tempo debito avremmo cambiato i nostri piani e… ci saremmo persi un ormeggio fantastico, proprio sotto le mura del castello e un paesino che è (indovinate un po’?) una chicca.

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La filosofia del bicchiere mezzo pieno ha sempre i suoi vantaggi!

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Spirituals

a IMG_2347Ci sono opere dell’uomo che ci lasciano estasiati per la loro bellezza, altre che suscitano rispetto e orgoglio per l’ingegno che le ha create e poi ci sono quadri, musiche, luoghi che trascendono da un giudizio dei sensi o della ragione e che, in qualche misterioso modo, ci fanno sentire parte di un tutto, in connessione empatica con l’universo. La cattedrale di Trani è uno di questi. Complice un cielo bigio e una pioggia provvidenziale che ha spazzato la piazza dalla gente, circondata dal mare, da ogni lato, non pare sfidarlo, né essergli ostile.  Sembra che le onde si siano fatte pietra e che la grandezza dell’uno si fonda con quella dell’altra . Uno dei luoghi più spirituali ( e la religione, qui, non c’entra proprio nulla) che io abbia mai visto.

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Il resto del paese, manco a dirlo, fa di tutto per stare all’altezza.

Giardini sul mare

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Piazze che sembrano Africa.IMG_2323

Luminarie assolutamente anacronistiche per la festa di S. Nicola, patrono.IMG_3105

 

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Ceniamo in un localino accanto alla cattedrale e la cameriera, giovanissima, ci confessa un amore smisurato per le città emiliane, le loro biciclette, i tortellini, le tigelle, Guccini…

“Voi sì che abitate in un bel posto, beati voi!”                                                                                        E il nostro stupore e scetticismo svaniscono solo con:                               “il mare vostro, però, è proprio brutto”.

Non è bello ciò che è bello…ma evidentemente sul brutto siamo tutti d’accordo…!

Oracoli

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Lo so, lo so che non è carino, non è neppure fine e forse è pure un tantino politicamente scorretto, ma me l’ero ripromesso e lo farò…

Dunque, questo post comincerà con un virtuale “gesto dell’ombrello”.

Tutto risale a questa mattina quando, mentre sto annunciando la mia partenza, vengo apostrofata dalla proprietaria del marina:                                                                                                              “Ah, no, signora mia, oggi non si va per mare, se resti un altro giorno ti faccio meno…”                                                                                                                                        e, non paga : “Li vedi i barconi? Quelli devono uscirsene per forza, hanno già il gruppo, ma vomiteranno tutti quanti, c’è mare oggi e tra poco piove… ma prova pure, signora mia, quando torni indietro ti faccio meno lo stesso…”

Ora, non penso di aver bisogno di descrivervi l’effetto dell’oscura profezia sul mio morale, ma, sperando che i siti meteo, consultati fino alla nausea, avessero la meglio sulla Cassandra locale, siamo partiti e il liberatorio gesto finale vi fa capire com’è andata.

Anche se il cielo si è mantenuto costantemente fedele all’esempio norvegese, la costa del Gargano, dal mare, è un merletto di roccia  bianca sul quale si allineano, come tanti segni di interpunzione le torri d’avvistamento dell’antico Regno di Napoli. Una meraviglia, anche sotto il cielo color acciaio.

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Abbandonata abbastanza in fretta la costa, ci  siamo diretti verso Trani, dove, con qualche difficoltà, siamo riusciti a trovare un “buco” libero.

L’entrata al porto è  stato forse l’ingresso più bello e suggestivo fatto finora. La Cattedrale e il Castello Svevo, indifferenti al via vai di barche, svettano sulla riva, rassicuranti e imponenti e il paese è un’altra bomboniera. Un posto, come ci suggerisce, pieno d’orgoglio, un simpatico ormeggiatore dove il caos non è ancora arrivato: “Un paese, signora mia, a cammino d’uomo”.

E questa volta la profezia l’ascolto volentieri.

 

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Risveglio

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Il giorno comincia con un buon auspicio. Quando, all’alba, ci apprestiamo ad attraversare, dopo uno scroscio d’acqua, il cielo ci regala un meraviglioso arcobaleno, di quelli che si vedono solo in mare. Ci accompagna per un po’ e mantiene le promesse: traversata tranquilla e niente pioggia fino a Vieste.

Quando, ormeggiati e riposati, ci avviamo verso il paese non sappiamo ancora cosa ci aspetta.
Dietro l’angolo c’è un set cinematografico, assemblato senza una logica apparente ma bellissimo.

Un grappolo di case bianche,
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e, dopo pochi passi, uno scorcio inatteso

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un violino suona da una finestra aperta e le note rimbalzano sul piancito lucido, mentre una ragazza gira, e sembra balli, su una giostra improvvisata

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dietro una porta scura, una suora di colore ride e saluta una bambina bionda e, appena un passo più in là, una chiesa di un bianco abbagliante fa la sua apparizione.

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Passeggiamo rapiti e affascinati, gustandoci con tutti i sensi questa atmosfera meravigliosa.

Ci si abitua a tutto: alla salute, all’agio e alla bellezza. Se fossi nata qui camminerei con tranquilla noncuranza tra queste meraviglie. Ma se davvero potessimo ogni notte addormentarci e dimenticare…per risvegliarci al mattino con occhi nuovi…che grande regalo sarebbe!

I pescatori di Komiza

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Lo sapevo che c’era una bella storia dietro questi muri…
E l’occasione per scoprirla è stata la visita al museo della pesca. Niente di che, a dire il vero, ma la guida, in un italiano un po’ stentato, ci ha raccontato perché c’è questo piccolo castello sulla riva del mare.
Dunque…

C’erano una volta, circa 500 anni fa, degli uomini grandi e forti che abitavano queste case: erano i pescatori di Komiza. Vivevano di ciò che il mare dava loro e, per fare buona pesca, erano soliti andare in un isolotto tra le terre italiche e le loro. Quando il mare era grosso o, al contrario, c’era bonaccia, toglievano le vele e smontavano la parte superiore dello scafo per riuscire ad andare a remi: 15 ore ad andare e 15 a tornare…avevano braccia forti i pescatori di Komiza!

In questo stesso mare, navigavano uomini agguerriti e bellicosi: i pirati. Per questi uomini la forza dei pescatori di Komiza era merce rara e, quando giungevano in paese, rapivano i pescatori per farne schiavi.
Finchè, un giorno, chissà come, chissà chi, qualcuno pensò di usare le forti braccia dei pescatori di Komiza per mettere un mattone sull’altro e costruire un castello, proprio all’entrata del golfo.
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Quando dall’alto spuntavano all’orizzonte le navi pirata, i pescatori salivano per una scala di corda fin in cima al castello, la ritiravano e da lassù, forniti di viveri e acqua, attendevano che i pirati se ne andassero…questa volta con le mani vuote!

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Vis

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Niente paura, non siamo sul set dello “squalo”. Semplicemente qui a Komiza, c’è una gara di pesca mondiale e decine di barche si ammassano al molo. Equipaggi rigorosamente maschili si danno da fare con secchi e spazzoloni per ripulire le tracce di quelle lotte che la fantasia immagina aver avuto luogo con pesci giganteschi, vista la dimensione delle canne.
L’ambiente è un po’ tutto così, evocativo.
Anche l’isola, senza che io sappia spiegarmene il motivo, sembra uscita dalle pagine del “Mondo perduto” di Conan Doyle (ottima lettura estiva, peraltro).
Forse è perché è davvero lontana dalle coste, un isola-isola per così dire, forse perché abbiamo fatto tutto il viaggio a vela avvicinandoci “in silenzio”, forse perché le case, vecchie o nuove che siano, sembrano essere lì, sulla riva, da sempre, fatto sta che oggi mi sento proprio in un mondo, se non perduto, almeno molto lontano…

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Brevi incontri e brevi percorsi

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Fermi a marina kremik, incontriamo due simpatici veneziani con un Delphia a deriva mobile. Insieme al caffè (squisito, con tanto di mandorline d’accompagnamento…una vera ricercatezza!) ci offrono ricordi di viaggi, di bagni nei canali della Serenissima (quando ancora si poteva) e condividono con noi l’affetto riconoscente per babbo Skipe quando si hanno figli dall’altro capo del mondo.

Mentre loro si spostano a nord noi procediamo verso sud: ben 4,3 miglia (!!!) da Primosten a Rogoznica. Vista la distanza riusciamo a partire alle 12,20. Mai visto nella nostra storia velica! Tanto per non farci rilassare troppo, comunque, l’amico Navtec, nonostante la splendida giornata, continua a segnalare “possibili temporali”…

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Uomini e topi

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Abbiamo paura della natura irata, come tutti gli animali. Soltanto che noi ci scriviamo sopra poesie (Stefano Benni)

Già, noi, esseri umani…Ecco io, in verità, mi sa che appartengo più alla razza del topo muschiato…

Ieri notte, uno come il signor Benni avrebbe scritto poemi, avrebbe parlato di mare che mugghiava, di luci che illuminavano il cielo a giorno, di tuoni che rimbombavano fra gli scogli; avrebbe trovato paragoni lirici per il sinistro lamento delle cime e la rabbia del vento, insomma avrebbe fatto di un temporale con raffiche oltre i 30 nodi al gavitello una pagina di letteratura.
Ed io?
Io, rintanata (ve lo dicevo che il paragone col topo funzionava…!) in cabina di prua, con i suddetti rumori più che sinistri esattamente dentro l’orecchio destro, trovavo la mia massima espressione poetica in un mantra mentale del tipo: adessosmettetrapocofiniscenonpuòdurarepersempre…

E infatti, stamattina, della lotta notturna non c’era che il segno delle nostre occhiaie da insonni. In compenso il cielo sfoggiava un campionario di nuvole degno di un atlante di meteorologia.
Abbiamo fatto le sedici miglia che ci separavano dalla marina di Primosten con la compagnia di un fronte temporalesco all’orizzonte che ha evitato di farci rilassare un po’ troppo.
Quando ho toccato terra il mio cuore da topo ha esultato!!
Uno squittio affettuoso a tutti.

Due coniugi in barca per non parlar del tender

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Ed è giunto il momento di parlare di Bimbotender. La storia di Bimbotender (nome d’arte ovviamente) comincia molto prima della nostra partenza e si può riassumere così: dopo un’affannosa e meticolosa ricerca su internet (con la complicità dell’amico Marino) troviamo un tender ad un prezzo ridicolo. Lo compriamo, anzi, ne compriamo due (uno è dell’amico Marino) e da quel momento in poi viviamo nell’ansia aspettando la “fregatura” che per forza deve nascondere un simil prezzo. Dopo aver tirato un sospiro di sollievo perché la spedizione non contiene sassi ma il tender suddetto, dopo aver verificato che non è bucato e che galleggia, ci pare di scoprire l’arcano quando Stefano, nell’atto di provarlo, scopre che più che salirvi deve “indossarlo”, da qui il nome…
Certi, dunque, che non sarebbe mai riuscito a portare due adulti e un motore, decidiamo di disperarci direttamente in Croazia e rimandiamo il battesimo; battesimo che abbiamo effettuato due giorni fa dove, con non poco stupore, scopriamo che la creatura galleggiante fa il suo dovere in maniera egregia.
Lo collaudiamo scendendo a terra a Ist dove ci inerpichiamo per un sentiero di sassi per raggiungere la vetta della collina da cui si gode una vista splendida. Il fatto che l’impervio sentiero sia il tragitto che la processione dei locali compie per raggiungere la chiesetta che è, appunto, in cima alla collina, la dice lunga sulla forza della fede…

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Premuda, baia Krijal

 

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I tramonti a Premuda sono forse i miei preferiti. Già la baia non è una baia vera e propria ma una sorta di corridoio d’acqua incantevole, delimitato dalla terraferma e da qualche manciata di scogli bianchi, al di là dei quali si affaccia il mare aperto. Poi, l’insediamento (perché di paese non si può parlare) sembra un set di un film western con l’immancabile chiesina stile spagnol-messicano; non un set abbandonato però, piuttosto un set in attesa del primo ciak, si gira… Infine, cosa rara nelle baie più “tradizionali”, gli scogli sono dimora felice e consueta di decine e decine di gabbiani. Con questi elementi a disposizione il sole certo non si fa pregare e mette in scena un tramonto spettacolare: riesce a scomparire esattamente dietro gli scogli, come se si tuffasse nel mare aperto, tingendo l’acqua e le case di rosa pastello. I gabbiani, comparse d’eccezione, aspettano che anche l’ultimo raggio sia scomparso e poi si alzano all’unisono in volo, stridendo e diventando, a mano a mano, sempre più sagome scure controluce.
Ora, chi ama credere alle cose perfette può fermarsi qui, per gli altri le prossime 3 righe.
Esattamente un minuto dopo lo show dei gabbiani, formazioni d’attacco di zanzare imbufalite e accanite “sniffatrici” di zampirone, che è evidente trovano di loro gusto, si lanciano a capofitto sulla barca, seguite a ruota da un beccheggio simile ad un rodeo (tanto per restare in tema western…) che durerà quelle due orette, sbiadendo così una cartolina idilliaca…
Eppure… i tramonti a Premuda sono davvero i miei preferiti!IMG_1948

Lussino in attesa del bel tempo

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Indecisa se l’effetto finale è più da: “bambino povero bisognoso” o “come stare in piedi con la postura scorretta” o ancora ” perché esistono le estetiste” o infine” perché non bisogna stare al sole con i sandali” mi scuserò dicendo che quando piove al mare si può far di tutto, compresa la pedicure bicolor.

Giocando

 

Se c’è una cosa che mi piace negli uomini (intesi come genere maschile non come esseri umani) è che, per certe cose, non cambiano mai, dai 9 ai 90 anni… Ora, qualcuno di loro, con la coda di paglia, penserà che li stia tacciando di immaturità, io invece penso a quell’insieme di entusiasmo, di gesti, di soddisfazione, che esprimono, immutate  da sempre, quando “giocano”. Tutto questo preambolo semifilosofico per cercare di descrivere lo sguardo di Stefano e Claudio quando, sabato, ci hanno convinto a noleggiare un gommone (150cv) per un’escursione giornaliera. IMG_2965
Con una formazione a sei: io, Marinella, Veruska, Giorgio e i suddetti Stefano e Claudio abbiamo fatto 33 miglia in un pomeriggio, fermandoci a fare il bagno in due splendide baie a Susak e alle Orjule, vere piscine a cielo aperto!
Avendo venduto una casa per comprare una barca a vela, devo forzatamente moderare l’entusiasmo e trovare difetti innumerevoli a questo modo di andar per mare…Siccome il primo e il più evidente è quello economico, mi eviterò di cercarne altri, ma ammetterò, invece, di essermi molto divertita, soprattutto quando i pretendenti principali al gioco hanno ceduto la guida (nel senso reale del termine) alle donne…!!IMG_2981
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Lussino

IMG_2986Partenza! Molliamo gli ormeggi approfittando di una finestra meteo alle quattro. I colori del cielo sono post bellici: rosso e arancione tra nubi nere, sfilacciate all’orizzonte. Nonostante tutti i siti meteo siano rassicuranti, la mia insana fantasia in traversata raggiunge il massimo e passa in rassegna tutte le possibili (e impossibili) catastrofi. Unico rimedio valido per placare la mente irrequieta ( e so già cosa penserete…) é un bel bicchiere di rosso… o, in alternativa, tutto il repertorio di canzoni che ricordo a squarciagola… Comunque, la traversata é tranquilla, anche troppo per certi versi. Il silenzio radio che ci accompagna fino a 15 miglia dall’arrivo ha del surreale: non una voce, nemmeno croata, non un pescatore che parla con un collega , non una comunicazione al porto… Niente di niente. Sembra d’essere in un episodio de” Ai confini della realtà”.
E, invece, arriviamo a Lussino dove ci aspettano altri amici.
Sembra una vacanza come le altre, però …il viaggio é cominciato!

Da grande dovevo fare il magazziniere

IMG_1934Nonostante il cielo decisamente norvegese decidiamo di fare cambusa, sperando in una prossima partenza.
La cambusa non è nient’altro che la spesa “grossa” e si differenzia da quella casalinga solo ed esclusivamente per il rapporto indirettamente proporzionale tra numero di generi alimentari e numero di spazi in cui riporli. Ed è proprio in ciò che si manifesta la mia perversione. Provo uno squisito piacere nello stipare il tutto, secondo una logica che ( lo ammetto) ha del patologico: i 3 rotoli di scottex nuovi PRIMA della scatolina con le essenze ( vuoi mica partire senza essenze?); il rotolo usato DOPO la scatolina suddetta…. Il dentifricio di riserva A DESTRA della spazzola per il brushing ( vuoi mica partire senza spazzola da brushing?) ; quello usato nella scatolina blu SOTTO il manico della suddetta spazzola… E non vi annoio oltre. Mi chiedo solo se l’insana soddisfazione provata alla fine non sia sintomo di un talento sprecato in questi ultimi 30 anni??!
Ps. Dettaglio pubblicitario all’insaputa dei gestori: provate la pizzeria “O Fiore mio” a Faenza. Lievito madre, farine speciali, ingredienti di primissima qualità. Strepitosa!

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